Chiesa di San Ventura

Storia e struttura

Secondo la tradizione, la chiesa e gli annessi convento ed ospedale per i pellegrini che si recavano a Roma vennero edificati, sotto il titolo di S. Croce, nella seconda metà del secolo XII – forse il 1195 – dallo spellano Ventura Spellucci dell’ordine dei Crociferi. Nel 1265, comunque, la sola chiesa risulta essere intitolata a S. Ventura

La chiesa subì dei danni e la distruzione del convento e dell’ospedale annessi in seguito al passaggio di truppe militari, forse alla metà del secolo XVI, nonché un restauro nel 1625, per iniziativa del nobile G. Cambi. Nel 1656 l’ordine dei Crociferi italiani venne soppresso e la chiesa passò ad essere gestita dai frati Minori della locale chiesa di S. Andrea, dai quali tuttora dipende. Un nuovo, radicale, restauro è stato eseguito nel 1960.

Di questo anno, infatti, è la riedificazione della facciata, con la quale sono avvenuti dei mutamenti della fisionomia sia interna che esterna, pur essendo rimasti intatti i muri perimetrali. Internamente si presenta un’unica aula di medie dimensioni con la parte del presbiterio leggermente rialzata rispetto al piano di calpestio; è divisa longitudinalmente da tre arconi trasversali che sorreggono il soffitto, realizzato con correnti e travi portanti di recente restaurate, ora a vista. La parete di fondo è rettilinea e presenta due aperture ai lati tramite le quali si accede ai vani della sagrestia.

Parete destra

Affresco attribuito a Cesare Sermei: San Feliciano predica Spello; sotto: due figure di santi, San Carlo Borromeo (sec. XVII).
Affresco di scuola umbra: San Sebastiano (sec. XVII).
Tele ad olio attribuite a Cesare Sermei: San Girolamo, Sant’Ambrogio, San Lorenzo, San Gregorio, Santo Stefano, Sant’Agostino (sec. XVIII).
Affresco di scuola umbra: San Gregorio Magno (sec. XVI).
Dipinto di G. Barbi: Madonna di Lourdes (opera datata 1887).
Cornice lignea dorata ed intarsiata (sec. XVIII).
Tabernacolo ligneo con sportello dipinto: Deposizione e due Angeli (sec. XVII).
Affresco di scuola umbra: San Ventura Spellucci (sec. XIV).
Affresco della cerchia di Cesare Sermei: San Francesco riceve le stimmate (sec. XVII).

Parete frontale

Affresco: San Cleto (sec. XVII).
Affresco attribuito ad Anton Maria Fabrizi: San Paolo (sec. XVIII).
Affresco, frammento: Madonna allattante (sec. XIII).
Altare maggiore; pietra: Sarcofago di San Ventura (sec. XII ?).
Affreschi: San Pietro e San Ciriaco (sec. XVII).

Parete sinistra

12- Affresco di scuola umbra: Apparizione della croce detto anche della vecchia della croce, secondo la leggenda (si noti sullo sfondo il particolare della vista di Spello) (sec. XVII).
13- Affresco di scuola umbra: San Michele arcangelo (sec. XVI).
Affresco di scuola umbra: San Leonardo (sec. XVI).
Tele ad olio: San Giacomo di Benis, fra’Bartolomeo, Beata Cecilia, Beata Pacifica, Rubeno ed Epifanio Vescovi (attribuite a Cesare Sermei, sec.XVII).
Affresco di scuola umbra: San Rocco (sec. XVI).
Affresco: Il miracolo del Beato Andrea Caccioli da Spello (sec. XVII).
Affresco attribuito a Cesare Sermei: San Filippo Neri, San Liberio, San Solicitus (sec. XVII).
Dipinto di G. Barbi: San Ventura (1887).

Controfacciata

Cantoria in legno dipinto (sec. XIX).

Chiesa di Sant'Ercolano

Storia e struttura

Secondo una certa tradizione, avvalorata da storici locali, la chiesa venne eretta nel 560 in onore di s. Ercolano, vescovo di Perugia, al quale gli spellani dedicarono un tempio, che Pelagio I più tardi concesse ai canonici di S. Giovanni in Laterano; la sua erezione, o ampliamento, è comunque da assegnare al secolo XI. La costruzione della sacrestia della vicina chiesa di S. Lorenzo, alla metà del secolo XV, ne determinò la cessazione come luogo di culto. Non se ne hanno notizie precise, fino alla fine dell’età moderna. Sembra che, nel 1519, la chiesa venne concessa alla confraternita di S. Girolamo, che la utilizzò per le proprie riunioni, ma in seguito, come risulta ancora alla fine del secolo scorso, venne ridotta a cantina della collegiata di S. Lorenzo.

Dal 1963 i locali sono utilizzati per lo svolgimento della “Sagra della Bruschetta”. Gli elementi della chiesa originale, probabilmente ad aula unica e con copertura sorretta da pilastri, non sono del tutto leggibili. I punti di attacco ancora visibili sulla facciata fanno supporre l’esistenza di un portichetto; l’antico portale d’ingresso è oggi conservato all’interno di un corridoio ed è ornato da un arco in pietra calcarea rossa. L’interno è delimitato, a destra, da un muro romano in opus vittatum (costruzione in pietra a strisce bicolori) e presenta una copertura a crociera, forse della fine del secolo XII.

Chiesa di Sant'Anna

Storia e struttura

La cappella sorse come sede della confraternita dei disciplinati di Sant’Anna, i quali gestivano un ospedale di cui si hanno notizie a partire dal 1362; inserita in questo complesso ospedaliero e riservata, probabilmente, alla disciplina, venne soppressa nel 1571. Nel 1895 il locale era adibito a bottega (numero civico 16), ma erano già parzialmente visibili gli affreschi del 1461, poi restaurati nel 1970.

Oggi la cappella è più nota come Cappella Tega, dal nome del proprietario e degli stessi affreschi. La cappella è costituita da un’unica aula a pianta rettangolare, la copertura è costituita da una volta a crociera. Rispetto all’ingresso si nota nella parete sinistra un grande arcone, oggi in parte interrato a causa della sopraelevazione del livello stradale della piazzetta esterna adiacente. L’esiguità delle dimensioni dell’aula si contrappone alla cospicua presenza di affreschi posti sulle pareti interne della cappella. Autori delle decorazioni sono due pittori folignati: Nicolò di Liberatore detto l’Alunno ed un artista anonimo, di cultura arcaizzante, convenzionalmente denominato Maestro delle storie del Battista (Todini), forse identificabile con Pietro di Mazzaforte, figlio del noto artista folignate Giovanni di Corraduccio e suocero dello stesso Nicolò (Scarpellini).

;La presenza dell’Alunno a Spello è un segno distintivo del livello e della ricerca artistica raggiunta nel nostro territorio nella seconda metà del XV secolo. Il soprannome d’Alunno, che per la prima volta gli dà il Vasari, deriva certamente da una falsa interpretazione dell’epigramma che si legge nella predella del Polittico per Brigida de’ Picchi, oggi al Louvre, dove Nicolò è detto alunnus fulginie, cioè figlio, allevato in Foligno, e non allievo e alunno di… Ben attivo e noto per numerose presenze a Foligno, Nicolò influenzato anche da Benozzo a Montefalco ripropone a Spello una Crocifissione e data l’opera di suo pugno al 1461 (l’iscrizione si legge nella parte superiore della controfacciata). L’impianto pittorico è visibilmente inserito in compassi decorativi che sono, ancora oggi, ben visibili, inoltre si pensa che l’intero apparato facesse parte di un preciso progetto iconografico più vasto.

Parete destra

Affresco attribuibile a Pietro di Mazzaforte: Sant’Anna, la Madonna con il
Bambino (purtroppo gran parte è andato perduto).

Parete frontale

Affresco di Nicolò di Liberatore detto l’Alunno: Crocifissione (1461).

Parete sinistra - sottarco

Scanditi in comparti mistilinei, nel sottarco sono rappresentati sei busti di Apostoli. A partire da sinistra rispetto all’ingresso i primi tre sono dell’Alunno e raffigurano: San Giovanni; 3b- San Giacomo minore (?); 3c- San Tommaso (?).
Sull’area del concio di chiave era probabilmente raffigurato: l’Agnello mistico. Gli altri tre compassi sono attribuiti a Pietro di Mazzaforte, e raffigurano:San Giacomo maggiore; 3e- San Bartolomeo; 3f- Sant’Andrea.

Controfacciata

In alto: Affresco attribuito a Pietro di Mazzaforte: a sinistra : San Pietro ; a destra: San Paolo.
Sotto ai lati della porta: a sinistra: il Purgatorio; a destra: l’Inferno.

Volta di copertura

Affreschi di Nicolò di Liberatore; nelle quattro vele sono raffigurati: gli Evangelisti.

Chiesa di Sant'Andrea

Storia

e prime notizie della chiesa risalgono al 1025, quando è annotata tra i possedimenti dei monaci Camaldolesi di S. Silvestro sul monte Subasio.

Alla metà del secolo XIII, invece, la chiesa risulta dipendente dal vescovo di Spoleto che nel 1253 la concede ai frati di S. Francesco, insieme alle case, l’orto ed i terreni attigui.

È probabile che in questo stesso anno venissero avviati anche i lavori di costruzione del convento.

Nel 1254 Innocenzo IV, su richiesta del suo segretario Menco da Spello, vescovo di Sutri, conferma la cessione ai frati. Nel 1256 anche Alessandro IV conferma la donazione e, l’anno successivo, concede un’indulgenza di cento giorni ai devoti visitatori della chiesa, nel giorno della festa di s. Francesco, di s. Chiara e di s. Antonio. Nel 1258 lo stesso pontefice, viste le condizioni di povertà dei frati che stavano ampliando la chiesa primitiva, concede un’altra indulgenza di cento giorni, per dieci anni, a coloro che concorrevano alle spese per questi lavori di rifacimento. Un peso determinante per la fondazione e il primo sviluppo di una sede regolare e stabile per i frati Minori a Spello fu certamente assunto dal beato Andrea Caccioli (1194-1254), di antica famiglia spellana ed entrato nel novero dei 72 discepoli di Francesco d’Assisi: egli, infatti, fu il primo guardiano del convento di Spello e, un secolo dopo la sua morte, nel 1360, fu proclamato compatrono della città, benché il culto di cui fu subito oggetto sia stato ufficialmente riconosciuto dalla Curia Romana soltanto nel 1738.

Nuovi lavori di trasformazione, sia della chiesa che dell’annesso convento, vennero eseguiti nel secolo XVI, nel secolo XVII ed, ancora, negli anni Dieci-Venti di questo secolo. Il convento fu demaniato, una prima volta, in età napoleonica (1810) e, in seguito, con le note leggi eversive dello Stato Italiano (1860 e 1866), quando divenne orfanotrofio femminile; in queste occasioni venne incamerato dal Comune di Spello il patrimonio librario ed archivistico dei frati, che continuarono a reggere la chiesa e la parrocchia anche quando fu loro concesso il solo piano terra del complesso conventuale (1896). Dal 1982 la comunità francescana è impegnata in lavori di consolidamento, restauro e rivitalizzazione dell’antico convento.

Le numerosissime vicende storiche che hanno interessato la chiesa ed il suo convento si sono inevitabilmente ripercosse anche sull’intera architettura del manufatto, che ancora oggi mostra aspetti non del tutto chiari e di difficile lettura sia sul piano storico che su quello artistico. La facciata non rivela le origini storiche della chiesa e nelle diverse fasi di ammodernamento ha perso le sue caratteristiche: romanica rimane la decorazione marmorea del portale con il suo arco cinto da una sopraffascia e da tre modanature impreziosite da uno stiacciato a treccia viminea. L’interno a croce latina è ad una sola navata con copertura a crociera, solo la prima campata è coperta a botte.Nel 1913 Benvenuto Crispoldi e Giovanni Tucci, su incarico dei frati, curarono il restauro e la decorazione della chiesa, in particolare le figure dei Santi nell’abside e tutti gli ornamenti del soffitto. Le ridipinture furono eseguite seguendo uno stile goticheggiante.

In seguito alla celebrazione per l’VIII Centenario della nascita del beato Andrea Caccioli di Spello, la chiesa ed il convento sono stati oggetto di approfonditi studi dai quali sono emerse importanti novità sotto il profilo storico e storico-artistico. Ci si riferisce in primo luogo a due affreschi trecenteschi scoperti sulla testata sinistra del transetto. Si tratta di una Madonna con il Bambino in trono, due angeli, Sant’Antonio abate, San Giacomo pellegrino e due committenti la cui paternità il Fratini tenta di attribuire al Maestro di Santa Giuliana.L’altro affresco, di qualità superiore, raffigura la Madonna con il Bambino, due angeli e il committente che lo stesso Fratini associa ad una tavoletta firmata da Cola Petruccioli oggi presso la Collezione Cini.

Altra novità è costituita dalla Cappella del Battistero (a sinistra subito dopo l’ingresso), su cui Fratini ha condotto un interessante studio, in base al quale sarebbe questa la cappella fatta affrescare dai Baglioni a Spello, ancor prima dell’intervento del Pinturicchio in quella di Santa Maria Maggiore. A tale conclusione si è giunti sia per frangenti storici legati inevitabilmente a fatti politici locali, sia attraverso un’analisi artistica degli stessi affreschi. Fratini collega strettamente l’opera a Grifonetto Baglioni (un’iscrizione sulla fascia mediana del catino riporta la notizia che fu Federico di Grifone alias Grifonetto a commissionare l’opera) facendola eseguire in precedenza al 1500, anno della sua morte, da maestranze della scuola folignate presenti a Spello; inoltre sempre nella cappella, in particolare sull’intradosso della finestrella a sinistra, è presente lo stemma della famiglia perugina (scudo blu con banda trasversale giallo dorato) ed emblemi del grifo perugino sono visibili sulle pareti interne dell’arcione trasversale d’accesso alla cappella.

Parete d'ingresso - destra

Edicola in marmo (sec. XVI).
Statua lignea: San Francesco.

Parete destra

Affresco di Tommaso Corbo: Madonna col Bambino, Sant’Anna, San Rocco, San Nicola (1532).
Affresco attribuito a Dono Doni: San Gioacchino incontra Sant’Anna (1565).
Nella lunetta: Immacolata concezione.
Nicchia. Affresco giacente sulla parete antica della chiesa, pittore spoletino: Madonna col Bambino (prima metà sec. XIV).

Transetto destro

Tempera su tavola del Pinturicchio con aiuto di Eusebio da San Giorgio e Giovanni di Francesco Ciambella: Madonna con Bambino, San Lorenzo, San Francesco, San Ludovico, Sant’Andrea Apostolo e Giovannino (1507-1508). Ai lati della pala: Armadi-reliquiari in legno dorato (fine sec. XVII).
Cappella di Sant’Antonio da Padova; pala in legno intagliato e policromo: Estasi di Sant’Antonio (sec. XVII). Sotto; tela di seguace di Giovanbattista Pacetti: Beato francescano (datato 1662).

Abside

Coro ligneo intagliato (sec. XVII).
Vetrata: Madonna con Bambino e Santi (inizi sec. XX).
Nei riquadri absidali. Affreschi di Benvenuto Crispoldi: I dodici Apostoli (1913).
Tempera su tavola di Maestro umbro-giottesco (area giottesca?): Crocifisso (fine sec. XIII inizi sec. XIV).

Transetto sinistro

Cappella di San Francesco; statua lignea policroma: San Francesco (sec. XVII).
Altare del Beato Andrea Caccioli; Urna con reliquia del corpo (sec. XVII).
Sopra; olio su tela di Cesare Sermei: Miracolo del Beato Andrea Caccioli in Reggio Emilia (1610). Sulla cimasa; olio su tela: Beata Veronica Giuliani (sec. XVII).
Affreschi staccati; a) Pittore perugino – Maestro di Santa Giuliana ( ?) – : Madonna con il Bambino in trono, due angeli, Sant’Antonio abate, San Giacomo pellegrino, due committenti (sec. XIV). b) Pittore orvietano – cerchia di Cola Petruccioli -: Madonna con Bambino, due angeli, committente (sec. XIV).

Parete sinistra

Pulpito ligneo (sec. XVI). Tempera su tavola di Benvenuto Crispoldi: Quattro Evangelisti (1913).
Cappella del Sacramento; tabernacolo di S. Binelli di Serravezza (1911).
Lunette; tele ad olio di Benvenuto Crispoldi: David riceve da Achimelech i pani sacri dell’offerta; Ultima Cena; La manna nel deserto; (1911).
Da qui si accede ad una stanza detta del Beato Andrea. Cappella del Beato Andrea; affresco della bottega dei Mazzaforte; sulla volta: Sant’Agostino (sec. XV). Statua lignea policroma: Immacolata concezione (fine sec. XVI). Affresco di seguace di Ascensidonio Spacca detto il Fantino (di Bevagna): Madonna col Bambino, Santa Caterina d’Alessandria, Santa Lucia (fine sec. XVI).
Cappella del Battistero (o del Salvatore).Affreschi di scuola folignate; parete sinistra: San Pietro e San Paolo; parete di fondo: Ecce homo, Annunciazione, Trinità con i SS. Caterina, Francesco, Giovanni Battista, Andrea, Nicola; parete destra: Madonna col Bambino, San Girolamo penitente;
sulla volta: Agnello Mistico (seconda metà sec. XV).

Parete d'ingresso - sinistra

Edicola in marmo della bottega di Rocco da Vicenza ( inizi sec. XVI).

Controfacciata

Cantoria e cassa organaria (sec. XVIII).
Il convento è ancora in fase di restauro, per conoscenza si indicano di seguito le opere in esso contenute.
Porta d’ingresso. Sopra; affresco attribuito a Carlo Lamparelli: Immacolata Concezione e quattro angeli (fine sec. XVII).
Refettorio; affreschi: Stimmate di San Francesco. Nelle lunette: a) Ultima cena b) Moltiplicazione dei pani; c) Cena di San Francesco e Santa Chiara; d) San Francesco cibato dagli angeli (fine sec. XVI inizi sec. XVII).
Tela attribuita a Sebastiano Conca: Santa Orsola (sec. XVIII).
Olio su tela di scuola bolognese: Cristo morto (sec. XVII).
Olio su tela di manierista perugino: Cristo morto ( fine sec. XVI).
Olio su tela: Cristo portacroce (sec. XVII).
Tela attribuita a Carlo Lamparelli: Ritratto di prelato (fine sec. XVII).

Chiesa di San Silvestro

Storia

Secondo la tradizione l’abbazia, situata sul versante sud del monte Subasio, venne edificata nel 1025 per iniziativa di s. Romualdo, fondatore dell’ordine Camaldolese, ma la prima attestazione documentaria risale a circa 50 anni dopo (1083).

Sorta ed inizialmente sviluppatasi in autonomia, forse, rispetto all’abbazia di Camaldoli nella diocesi di Arezzo, alla metà del secolo XII aderì definitivamente all’ordine e da quel momento iniziò ad acquisire prestigio e potere – soprattutto economico-territoriale – non solo nell’ambito della diocesi di Spoleto, ma anche in quello delle diocesi di Foligno e di Perugia.

Nel 1178 Alessandro III la pose sotto la diretta protezione della Sede apostolica, confermandone, nel contempo, l’imponente patrimonio immobiliare, comprendente la quasi totalità delle chiese presenti sul territorio di Spello. Le prime avvisaglie di una repentina decadenza, tuttavia, risalgono al 1182, quando l’imperatore Enrico IV toglieva all’abate di S. Silvestro la giurisdizione sulle chiese spellane di S. Severino e di S. Maria Maggiore; il progressivo smembramento del patrimonio monastico, unito a devastazioni e contrasti, portò alla definitiva soppressione dell’abbazia (1236): i monaci, in quella occasione, furono rimossi dal loro incarico e sostituiti da chierici regolari, mentre i beni immobili vennero divisi fra il monastero di Vallegloria di Spello ed il monastero di S. Maria inter Angelos di Spoleto. La reintegrazione dei monaci nel 1254 e l’insorgere di altri contrasti tra gli abati di Collepino e le monache di Vallegloria continuarono a rendere difficile la vita dell’abbazia per tutto il secolo XIII.

Nel secolo XVI le insegne dell’abbazia, divenuta intanto secolare, passarono al parroco pro tempore di Collepino. Avviatasi sulla strada dell’abbandono e del degrado, l’abbazia conobbe una rinascita nel 1970, quando cominciò il restauro di ciò che rimaneva degli antichi edifici monastici e sulla sua area venne edificato l’eremo della Trasfigurazione, ancora oggi gestito dalla comunità delle piccole Sorelle di Maria, fondata da suor Teresa dell’Eucarestia. Gli interventi di riedificazione e restauro iniziati alla fine dgli anni settanta, hanno restituito una struttura quasi interamente nuova in quanto del vecchio sito non rimaneva (e rimane) che una parzione del presbiterio, la cripta al piano inferiore e resti di una costruzione turrita, probabile torre campanaria. La chiesa odierna è più piccola rispetto a quella originaria; nel corso del XV secolo sono attestati lavori di restauro, da questi è stato possibile disegnare l’ingombro del manufatto da cui risulta di dimensioni superiori.

Interno

Altare maggiore. Sarcofago romano in marmo bianco. Il prospetto presenta al centro l’immagine clipeata del defunto. Sotto: due maschere teatrali. Ai lati due geni funerari (sec. III d.C.).
Presbiterio. Gradini: frustolo epigrafico.

Abside

Affresco: Madonna con Bambino (sec. XIV).

Cripta triastila

Si tratta della struttura architettonica più antica di questo complesso religioso, sorto tra la fine del X e gli inizi del XI secolo.
L’abbazia, probabilmente un Eigenkloster (monastero di famiglia), conserva nella cripta la sua struttura primordiale. L’aula è di forma rettangolare, la copertura è un primordiale esempio di soluzione a crociera sostenuta da tre colonne poggianti su capitelli in riuso. L’altare è costituito da un piano in marmo bianco di epoca paleocristiana su base in pietra.

Chiesa di San Martino

Storia

Secondo antiche fonti cronachistiche la chiesa fu fondata, a cavallo dei secoli XI e XII, dagli stessi abitanti del terziere Pusterula in onore del vescovo di Tours (330-397), benché le prime notizie sicure risalgano soltanto al 1333-1334; nel secolo XV il beneficio della chiesa passò sotto la giurisdizione del capitolo di S. Lorenzo e, nel 1561, al capitolo della basilica di S. Pietro in Vaticano, che ancora alla fine del secolo scorso ne doveva nominare il rettore.

Sempre nel secolo XIX vi venne istituita una cappellania dedicata al culto della Vergine addolorata e divenne ufficialmente la sede dell’estrazione a sorte di tre doti annue di 30 scudi, da assegnare alle giovani povere della parrocchia di S. Lorenzo (Dotalizio Franceschini). Nel 1870, in seguito alla soppressione, il beneficio della chiesa ed i lasciti pii vennero incamerati dalla Congregazione di Carità di Spello, ma l’officiatura continuò ad essere svolta dal parroco pro tempore di S. Lorenzo nelle festività di S. Martino e della Vergine addolorata.

L’aspetto architettonico della chiesa ci spinge ad indicare quale probabile data di edificazione un periodo compreso tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Risolta secondo il modello architettonico romanico, San Maritino appartiene alle cosiddette chiese “povere” di Spello; presenta una facciata realizzata in pietra bianca locale, la copertura è a capanna con spioventi inclinati. L’aspetto originario prevedeva il fronte terminante con un campanile a vela (modello già presente Spello: es. a San Claudio).

Oggi la facciata è semplice ed essenziale; la porticina centrale è inquadrata da due modeste ghiere, una bianca ed una rossastra nella parte superiore. Nell’immediato sottocolmo una piccola bifora con capitello a giglio assolve le funzioni di un piccolo rosone.
La pianta della chiesa è rettangolare; la copertura è risolta da arconi trasversali in muratura rifatti nel corso di questo secolo. L’aula è caratterizzata dalla divergenza delle pareti che tendono illusoriamente ad ampliare il fondo. L’abside ospita l’altare originale della chiesa, ricomposto nel 1971, con alcuni reperti archeologici. Dietro l’altare una porticina immette nella sagrestia, ambiente di piccole dimensioni con una finestrella ed un porta che si apre su via san Martino. L’impianto pittorico è quasi interamente andato perduto, visibile è la tavola del contemporaneo Orlando Tisato: La Madonna dei poveri
(1988), posta come pala d’altare.

Nicchia di sinistra

Affresco molto malandato e a frammenti: San Martino dona il mantello al povero (inizi sec. XV).
Sopra la nicchia. Affresco staccato di ignoto pittore umbro: San Sebastiano
(fine sec. XV).

Nicchia di destra

Opera lignea dipinta e scolpita: Ecce homo (sec. XVII)

Chiesa di San Lorenzo

Storia

Non sono ancora del tutto chiarite la data e le circostanze della fondazione della chiesa: secondo alcune fonti la costruzione venne avviata nel 1127, secondo altre nel 1120, quando gli abitanti di Spello vollero mettersi sotto la protezione di San Lorenzo martire, dedicandogli un luogo di culto sopra la preesistente chiesa di S. Ercolano, che Alessandro III eresse a basilica con un priore e sei canonici.

Secondo la tradizione più accreditata la chiesa venne eretta a spese della comunità in onore del martire spagnolo, poiché nel 1120 l’imperatore Enrico IV aveva tolto l’assedio alla città; comunque, si ha notizia della presenza di un priore e di canonici di S. Lorenzo tra il 1191 ed il 1198. Nel 1228 la chiesa venne consacrata da Gregorio IX e nel 1239 subì gli attacchi e le devastazioni dell’esercito imperiale di Federico II. Ricostruita, almeno parzialmente, ed ampliata tra il 1281 ed il 1285 la chiesa fu aggregata all’Arciconfraternita romana di S. Lorenzo in Damaso nel 1290.

Nel 1453 il priore B. Urbani edificò la nuova sacrestia sulla chiesa di S. Ercolano, al cui santo fu, in compenso, dedicata una nuova cappella officiata due volte l’anno dai canonici di S. Lorenzo. La chiesa fu visitata da Sisto IV nel 1476, da Giulio II nel 1507 (durante il priorato di Gentile Baglioni, membro della famiglia che governava Spello) e da Paolo III nel 1534, con il cui permesso, nel 1540, venne ricostruita la volta e collocato, altresì, il fonte battesimale.

Agli inizi del secolo XVII la chiesa costituiva, come oggi, una delle due collegiate della città, con dodici canonici, dieci cappellanie e sei compagnie (del Corpo di Cristo, del Nome di Gesù, del Rosario, del Carmine, della Concezione e di S. Orsola). La mancanza di sufficienti notizie, atte ad una cronologica ricostruzione delle tappe fondamentali della storia della chiesa, ci impedisce una lettura sistematica degli inevitabili processi storico-artistici che hanno interessato nel corso dei secoli la Collegiata di San Lorenzo.

Da una lettura delle linee architettoniche che disegnano l’odierna facciata si nota che questa non è altro che il risultato di almeno due fasi costruttive eseguite sul medesimo fronte. Una prima versione prevedeva il portale coassiale alla trifora che oggi si trova in direzione dello spigolo dell’architrave d’ingresso e rispetto alla porzione di muro risolta a losanghe bianche e rosse al di sopra della quale campeggiava un grande rosone (oggi tamponato, ma visibile). Questa prima versione ci presentava una semplice facciatina “alla romanica”, con una copertura a capanna, traduzione di un interno forse altrettanto semplice e di dimensioni inferiori rispetto alle successive modifiche. In direzione del rosone si conserva un’iscrizione: XRI MADIO SUB MENSE MAGISTRI. Dal Donnola veniamo a conoscenza della versione a lui giunta completa: “Anno Milleno centeno cepta viceno / sub anno Christi, madio sub mense, magistri”. La seconda ipotesi che si avanza sul diverso aspetto della facciata corrisponde alla edificazione delle due navate che hanno inevitabilmente proiettato la loro larghezza in una apertura verso l’esterno: quella di sinistra è ancora in uso (sopra è incassato un pluteo marmoreo del sec. IX), quella di destra è visibile ma la porta è momentaneamente inutilizzata. Di seguito a questo adattamento si è cercato di restituire una fisionomia esterna degna di una chiesa collegiata e parrocchiale, infatti al 1540 risale la realizzazione dei tre rosoni, del portale marmoreo con decoro a conchiglia e il compimento del fronte in orizzontale piano. Con buona probabilità quest’ultimo intervento sembrerebbe opera di “Maestro Donato architettore” come risulta delle cronache della parrocchia. In facciata sono presenti due epigrafi: quella di sinistra è relativa alla tomba degli Alfii, quella di destra ad un monumento eretto in onore di Gnaeus Pinarius Clemens (del I sec.).

Oltrepassato il bel portale d’ingresso, si accede all’aula suddivisa in tre navate e terminante con un abside. Grandi pilastri dividono le tre navate: la centrale più grande è voltata a botte; quella di destra termina con un altare e a partire dalla parete d’ingresso ospita tre cappelle, la prima delle quali è dedicata alla Vergine Incoronata (qui si conserva l’immagine donata alla chiesa da San Bernardino da Siena nel 1438). L’aspetto attuale della cappella è frutto di un rifacimento del 1931, attuato su una preesistenza del 1587. Di seguito c’è la Cappella del Sacramento, opera di Filippo Neri da Foligno che la realizzò nel 1789. Al suo interno è visibile un bel tabernacolo, opera monumentale dello scultore Flaminio Vacca (1587) un tempo collocata sull’altare maggiore. Sulla parete sinistra di questa cappella si apre una porta dalla quale si accede alla terza cappella, quella della Trinità. Un grande baldacchino alla Bernini occupa l’area del presbiterio, dietro alla quale un bel coro ligneo intagliato ricopre la parete interna dell’abside. Una vetrata con la storia del martirio di San Lorenzo taglia verticalmente il tamburo absidale, conferendo luce e raccoglimento a tutta l’aula.

Parete d'ingresso - destra

Affresco attribuito a Bartolomeo da Miranda: Sposalizio mistico di Santa Caterina (1435).
Lunetta; Affresco di pittore manierista: due Angeli (sec. XVI).
Parasta. Affresco di scuola folignate: San Bernardino ( sec. XV ; restaurato nel 1641).

Parete di destra

dell’Incoronata. In alto, parete esterna; tempera di Domenico Ferri:
Predicazione di San Bernardino (1911). In basso; affreschi: San Giuseppe e la Madonna, David e Giacobbe (sec. XVII).
L’architettura della cappella è di Cesare Bazzani (1931). Dipinti di Ugo Scaramucci.
Decorazioni di Giovanni Tucci. Stucchi di Pietro Foglietta e Giovanni Fagotti (1931). Dietro l’altare; olio su tela di Ugo Scaramucci:
Madonna Incoronata (1931).Nella nicchia; statua lignea: Madonna (sec. XV).
Cappella del Sacramento. Architettura di Filippo Neri (1789). Tabernacolo in marmo di Flaminio Vacca (1587-1590). Sportelli laterali ; olio su tavola di Marcantonio Grecchi: Annunciazione; Assunzione della Vergine (sec. XVII).Parete destra; olio su tavola attribuito a Tiberio d’Assisi:Sant’Antonio abate (opera datata 1518).
Cappella della Trinità. È stata totalmente rifatta e sono stati restaurati gli arredi. (1874).
Altare di Santa Caterina d’Alessandria. Prospetto: legno intarsiato e dorato (Sec. XVII). Al centro; tela ad olio del pittore fiammingo Franz van de Kasteele (Francesco da Castello): Martirio di Santa Caterina e ritratto del committente – Monsignor Girolamo Bevilacqua – (opera datata e firmata 1601).
Pilastro n.3. Affresco attribuito a Marcantonio Grecchi: San Francesco e due angeli (datato 1648).
Altare del Carmelo. Prospetto; stucco (tardo sec. XVI). Tela ad olio di Franz van de Kasteele: La Glorificazione delle anime del Purgatorio da parte di Cristo e la Madonna (opera datata e firmata 1599).

Navata centrale

Baldacchino; tribuna lignea di Ludovico Bruni Caffarelli e Carlo Lorenti su disegno di Teodosio Quintavilla (1631). La doratura è stata eseguita da Gregorio Bari (1694). Il modello è sicuramente berniniano, simile a quello di San Pietro in Vaticano.

Abside

oro ligneo intarsiato con 25 postergali, opera di Andrea Campano da Modena. Sono rappresentati nei singoli stalli: viste fantastiche, architetture e volti di santi (datato 1530-1534). I disegni dei cartoni sono di Febo da Montefalco e Pompeo di Piergentile Cocchi.
Vetrata di I. Tomassoni: Storie di San Lorenzo. Questa vetrata è in stile moderno e di recente esecuzione, ne sostituisce un’altra dipinta da Tommaso Porro e da Papacello (1532).
A destra. Cantoria con organo di W. Tomas da Tiferno, con registro principale, file di ripieno e pedata corta (datato 1653).

Sagrestia

Questo vano contiene un mobile da sagrestia con 12 specchi intarsiati, opera di Andrea Campano da Modena (1524-1526). Seggio intarsiato con specchi raffigurati; opera di Andrea Campano da Modena su disegno di Giannicola di Paolo (1530). Seggio ligneo a specchi intarsiati (n.16) opera di Andrea Campano da Modena (1525). In fondo alla parete destra c’è un bel lavabo in pietra caciolfa. In basso è visibile lo stemma della famiglia Baglioni. In alto entro la parete del lavabo; affresco di pittore affine a Pomarancio (Nicolò Circignani): San Lorenzo e due angeli (inizi sec. XVI).

Parete sinistra

Altare di San Felice (già di Santa Caterina).Tela ad olio di Giovan Battista Bassotti: Martirio di San Felice (opera firmata 1637). Nella cimasa e ai lati dell’altare; tre tele di Francesco da Castello: Episodi della vita di Santa Caterina (opera datata 1601).
Altare del Rosario. Complesso ligneo composto di statue intagliate e dorate: Madonna del Rosario, San Domenico, Santa Caterina, San Pietro martire, San Giacinto (1734).
Altare di San Lorenzo. Complesso ligneo: Gloria di San Lorenzo, San Teodoro e Santa Cecilia. In basso: Plastico di Spello. Ai lati esterni: San Francesco Saverio e San Filippo Neri. L’intero ntervento e gli stucchi sono attribuibili ad Agostino Silva (1670).
Pilastro n.5. Pulpito ligneo opera di Francesco Costantini da Foligno (1600).
Altare del Riscatto. Tela di Andrea Camassei da Bevagna: Natività (opera commissionata da Taddeo Donnola, priore della chiesa, nel 1648). Nella nicchia; affresco, opera giovanile di Dono Doni: Madonna con Bambino, San Giuseppe e San Marco (1530). In basso nella teca: Presepe (statuine in legno in abito d’epoca realizzate in stile romano sec. XVII).

Parete d'ingresso - sinistra

Affresco di pittore manierista perugino: Battesimo di Cristo (fine sec. XVI)

Controfacciata

Cantoria con organo – già restaurato – (sec. XVIII)

Chiesa di San Girolamo

Storia

La chiesa, con annesso convento, fu edificata nel 1472 con l’interessamento ed il contributo finanziario di Braccio II Baglioni, signore di Spello, per divenire la sede dei frati Minori Osservanti; i lavori relativi alla fabbrica del convento e della piazza antistante si protrassero ancora fino alla metà del decennio successivo. Il convento subì una prima soppressione in età napoleonica, ma venne riaperto dagli stessi Osservanti dopo il 1815; in seguito, nel 1826, vi si concentrarono anche i frati Minori del soppresso convento di S. Caterina di Rapecchiano.

Una seconda soppressione avvenne con l’applicazione delle leggi eversive del nuovo Stato Italiano nel 1866: in questa occasione gli stabili del convento, pur continuando ad essere abitato da una ridotta comunità di frati, vennero incamerati dal Comune di Spello e l’orto, intorno al 1885, divenne Cimitero comunale. La definitiva partenza dei frati Minori risale agli inizi di questo secolo.

Nel 1965 il Comune ha affidato una gran parte dell’ex convento alla comunità dei Piccoli Fratelli di p. C. de Foucault, che vi risiede ancora. Situato in vocabolo Banche (Via della Circonvallazione) il complesso di San Girolamo si colloca nella parte più suggestiva del comune di Spello; caratteristica peculiare propria di questa zona, a ridosso del monte Subasio, è la vegetazione, che in modo naturale ha seguito nel corso degli anni la morfologia del monte, sviluppandosi in modo omogeneo e conforme alle prerogative ambientali e naturalistiche del luogo.

In costruzione tipologicamente significativa, interamente circondata da bosco e si articola oggi in due parti :il convento con la Chiesa ed alcune cappelle, che costituiscono l’originario complesso edificato nel 1472 con il finanziamento di Braccio II Baglioni, e il cimitero comunale realizzato in tempi recenti proprio intorno al convento. conduce alla piazza ci si trova di fronte un prospetto articolato in due porzioni: a partire da sinistra due blocchi, l’uno arretrato rispetto all’altro, sono le pareti esterne della Cappella e della sagrestia, al centro il portico si appoggia sulla parete d’ingresso della chiesina e con un andamento ad “L”, corre lungo tutto il fronte di facciata. Sopra il portico c’è una corsia porticata che si imposta sulla parete della cappella (a sx) e conclude verso destra il fronte di facciata.

La chiesa ha due ingressi: il principale posto nella parete del portico, il secondario internamente al chiostro. È costituita da quattro vani: un’unica aula, dove si celebra la messa, l’abside ora vano del coro posto dietro al presbiterio, e di lato a questo si apre una piccola stanza da cui si accede ad una più grande, cioè l’ex sagrestia. L’interno, a pianta rettangolare (7mx12m) è variamente decorato da stucchi (sec. XVIII) e da tele poste sui quattro altari laterali e numerosi sono gli ornamenti: in particolare si segnalano quelli dei tabernacoli e del grande soffitto costituito da una volta a botte colma di architetture dipinte, convergenti verso il centro dove campeggia in un medaglione una Gloria francescana.

Parete d'ingresso - destra -

Tela ad olio: San felice ed un angelo (sec. XVIII).

Parete destra

Tela ad olio: San Carlo Borromeo e San Diego (1765).
Olio su tela: San Pasquale Baylon (sec. XVIII).
Tela: San Pietra d’Alcantara (sec. XVIII).
Tela ad olio: Duns Scoto (sec. XVIII).
Reliquiario in legno dorato (sec. XVI).

Abside

Coro ligneo intarsiato (1537).
Parete di contraltare. Affresco di pittore peruginesco identificato con Rocco Zoppo: Sposalizio della Vergine fine sec. XV).
Olio su tela: Ecce homo (sec. XVIII).
Vanetto laterale alla chiesa. Affresco: Cristo risorto (sec. fine sec. XVIII).
Olio su muro (?): San Girolamo nel deserto (sec. XVII).
Ex sagrestia. Mobile legno intagliato (sec. XVIII).
Affresco della maniera di Giacomo Giorgetti: Sacrificio di Isacco (sec. XVII).
Altare maggiore della chiesa. Sculture in stucco di un seguace di Agostino Silva: San Giovanni, San Matteo, San Marco, San Luca, Speranza e Mortificazione (inizi del sec. XVIII).
Al centro: Crocifisso in legno scolpito e dipinto (sec. XV).

Parete sinistra

Reliquiario in legno dorato (sec. XVI).
Affresco: Santa Margherita da Cortona (sec. XVII).
Tela di Domenico Valeri: Immacolata, Sant’Antonio da Padova, Margherita da Cortona, Bonaventura (datata e firmata 1761).
Olio su tela: San Giovanni da Capestrano (sec. XVIII).
Tela attribuita a Carlo Lamparelli: Trinità, Ordine francescano, Educazione della Vergine, San Liborio, Santa Rosa (datato 1677).

Parete d'ingresso - sinistra

Olio su tela: San Trofimo (sec. XVIII).

Controfacciata

Cantoria (sec. XVIII)
Il portico scandito da cinque colonne con basamento e ricchi capitelli tardoquattrocenteschi è probabilmente opera di maestranze lombarde, già operanti a Spello in quegli anni e forse chiamate dai Baglioni vicari pontifici della città. Si segnala il diverso disegno dei capitelli (tutti comunque di tipo ionico) posti in modo alternato l’uno rispetto all’altro. Di recente sono stati sottoposti ad un intervento di solo restauro conservativo ed in alcuni tratti mancano porzioni di materiale costitutivo. Le pareti esterne del portico sono affrescate nelle lunette, la descrizione parte dalla sinistra rispetto all’ingresso.

A sinistra

Affresco della cerchia del Mezzastris: San Giobbe (datato 1502).
Affresco attribuito Pierantonio Mezzastris: Beato Giacomo della Marca (datato 1497).
Affresco attribuito a Lorenzo Doni: Santa Chiara (fine sec. XVI).
Affresco attribuito a Lorenzo Doni: San Francesco rinuncia ai beni paterni (sec. XVI).
Affresco attribuito a Pierantonio Mezzastris: San Francesco riceve le stimmate (sec. XV).

Cappella dell'Annunciazione

È chiusa da una grata e un tempo era totalmente affrescata. Si suppone che la sua edificazione risalga ai primissimi anni del XVI secolo. All’interno della cappella. Affresco firmato da Valerio de’ Muti: Annunciazione (sec. XVI).

È la cappella nel lato destro del portico e ci si accede da una porta di legno traforata.Interno sopra la mensa.
Affresco di pittore peruginesco identificato con Rocco Zoppo: L’Epifania (fine sec. XV). Superato l’ingresso al cimitero, prima dell’imbocco, sulla sinistra si apre il chiostro a pianta quadrangolare scandito da pilastri-colonne in mattoni sagomati e da una parete risolta da arconi in muratura. Anche questo chiostro fa parte del complesso originario voluto da Braccio II Baglioni. In fondo alla corsia corrispondente alla parete d’ingresso c’è un affresco che in parte è stato tagliato da una porta realizzata postuma.
Affresco di scuola umbra: Madonna con Bambino, San Rocco e San Sebastiano (sec. XVI)

Chiesa di San Claudio

Storia

La chiesa venne eretta, forse, su un’area cimiteriale paleocristiana e, come risulta nel 1178, costituiva uno dei possedimenti dell’abbazia di S. Silvestro di Collepino dell’ordine Camaldolese; già prima di questa data pare che avesse assunto il ruolo di santuario, di cui, tuttavia, non si hanno notizie precise. Nel secolo XIV, e comunque entro il 1393, la gestione di questa chiesa-santuario passò al Comune di Spello: la comunità continuava a riconoscere i diritti dell’abbazia di S. Silvestro sulla chiesa, attraverso il versamento di un canone annuo, ma se ne occupava direttamente attraverso propri santesi (una sorta di procuratori) periodicamente nominati dal consiglio comunale.

L’edificio è un bellissimo esempio di architettura romanica. Fra le altre presenze coeve a Spello, è sicuramente la più integra costruzione religiosa dell’inizio XII secolo, anche se si propende ad indicare come possibile data di costruzione gli ultimi decenni del mille. Intorno la chiesa corrono resti di un antico muro segni evidenti di un fabbricato ad essa adiacente con funzione complementare alle attività della chiesa che come sappiamo aveva una grande importanza in quanto riferimento rionale anche per fiere e mercati. Di questi vani attigui ne restano ancora oggi i segni nelle due pareti lunghe esterne dove si vedono i punti in cui si innestavano i travi a mo’ piovente laterale inclinato.Il fronte di San Claudio è risolto da pietra calcarea bianca disposta secondo gradienti regolari che disegnano una superficie semplice e raffinata: …”per una delle poche chiese di Spello che non ebbe i fondi per diventar …barocca…” (Dazio Pasquini , studioso locale , da la Squilla dell’ottobre 1935).

Presenta tre aperture, quella centrale fa da ingresso alla chiesa è di piccole dimensioni ha sopra l’arco una fascia rossa ed una cornice modanata a tre listelli digradanti; quelle laterali con architrave di pietra rossa, senza ornamento di sorta, sono tamponate.

Nella parte alta della facciata un rosone di rara bellezza s’impone con garbo sull’intera costruzione in primo luogo per il raffinato disegno della parte centrale (treccine e cani correnti si interpongono ad arabeschi casualmente “disposti”) secondo poi per l’equilibrio adoperato nella disposizione dei 12 archetti lobati correnti per tutto il perimetro circolare. Ai lati del rosone si aprono due bifore divise da un corposo colonnino orlato di rosso.

Su tutto svetta il campanile a vela (soluzione ben diffusa in Umbria) sviluppato su due ordini biarcati dove vi erano le campane; nella parte superiore del campanile due aquile collocate agli estremi delle aperture poggiavano su piccole mensole di pietra; oggi rimangono in loco non integre ma acefale.
L’interno a tre navate è spartito a destra da colonne a sinistra da archi a tutto sesto; la navata centrale più grande delle altre si conclude con un abside decorato che ospita un altare ottenuto dal riuso di un sarcofago romano ritrovato nel vicino anfiteatro. Il soffitto, in origine a capriate, nel corso del XIV secolo viene sostituito da tre arconi in muratura realizzati con un particolare accorgimento: diminuendo le dimensioni degli archi trasversali digranti verso l’abside si voleva conferire una maggiore profondità illusoria alla navata centrale. Le pareti interne erano quasi totalmente dipinte e affrescate oggi non rimangono che alcuni resti.

Pareti dell'abside

Piedritto di destra:
Affresco di scuola umbra: San Giacomo Pellegrino ( inizi sec. XV);
affresco di scuola umbra: Madonna con Bambino (inizi sec. XV).
Abside:
Affreschi di scuola orvietana: Cristo nella mandorla, sorretto da quattro angeli.
Sotto: Madonna in trono con bambino, (a dx) San Claudio e San Matteo Evangelista, (a sx) San Giacomo e San Giovanni Battista. Due tondi: Annunciazione. Catino absidale: – sottarco:
Crocifissione (frammenti), teste di Santi. (opera datata 1393).
lato sinistro dell’abside; nei riquadri: affreschi di Cola Petruccioli da Orvieto: I – Madonna con Bambino; II – [perduto integralmente]; III – [perduto integralmente]; IV – Sant’Andrea Apostolo e Crocifisso; V – Madonna con Bambino e l’Arcangelo Gabriele; VI – San Rufino e San Lorenzo; VII – [perduto integralmente] (opera datata 1393).
Sottarco: Affresco di Cola Petruccioli e ridipintore seicentesco: Testa di San Claudio (datato 1393).

Navata centrale
Affresco di pittore affine a Giovanni di Corraduccio: Madonna col Bambino, Sant’Antonio abate e San Giacomo (sec. XV).

Piedritto primo arco
Affresco: San Claudio (sec. XV).
Affresco di scuola umbra: San Claudio (sec. XV).

Piedritto secondo arco
Affresco: San Claudio (sec. XV).
Affresco: San Claudio (datato 1492). L’intero manufatto è stato più volte oggetto di restauri conservativi in relazione ai gravi problemi di ordine statico a cui è soggetta tanto la copertura quanto l’intera muratura. Inoltre diversi sono stati i terremoti ed altri agenti che hanno compromesso la stabilità dell’intera struttura (il più dannoso è stato il sisma del 1832)

Chiesa di San Biagio

Storia

L’edificio fu sede di un ospedale retto da laici, discendenti dal fondatore. Le prime notizie sono, tuttavia, piuttosto tarde (1430) e i documenti non consentono di seguirne l’iter istituzionale e l’attività assistenziale dopo il 1460. Attualmente la chiesa dipende dalla parrocchia di S. Lorenzo. Il piccolo hospitale si apre su via Giulia nella parte alta del paese; è a tutti gli effetti un punto di ritrovo della meditazione rionale.

L’oratorio ha subito un ultimo restauro nel 1979, che ha cercato di conservare l’originario aspetto. La facciata è inglobata nel prospetto della via è realizzata in tipico calcare bianco-rosastro del monte Subasio e termina con una semplice copertura a capanna. La porta d’ingresso in posizione centrale divide due probabili “porte del morto”, oggi finestrate. L’interno è a pianta rettangolare, il solaio risolto da correnti di legno presenta al centro una grande capriata, probabilmente ricostruita in stile ad una precedente.

L’impianto pittorico non è modesto per una chiesa di così piccole dimensioni: anche se non ci si trova di fronte ad opere di così alto pregio, San Biagio costituisce un piccolo contenitore di cultura locale e non solo, in cui si sono garbatamente conservate testimonianze artistiche.

Parete destra

Affresco di pittore folignate, seguace di Bartolomeo di Tommaso: Madonna con Bambino.
Affresco di Bartolomeo da Miranda: Sant’Antonio da Padova (secondo quarto sec.XV).

Parete frontale

Pala sull’altare maggiore: San Biagio titolare (riferibile al sec. XVII).

Parete sinistra

Affresco di scuola spoletina: Madonna con il Bambino fra San Pietro martire e San Biagio; di recente attribuito a Bartolomeo da Miranda, un pittore di cultura spoletina che lascia presumibilmente nel secondo quarto del XV secolo ben quattro affreschi a Spello (in Santa Maria Maggiore, San Lorenzo, Santa Maria di Vico o “Chiesa Tonda” e questo in San Biagio). Sono presenti anche altri resti di affreschi a carattere votivo, opere di maestranze di modesta levatura

Chiesa di San Rufino e San Filippo

Storia

La chiesa di S. Rufino, come risulta nel 1178, dipendeva dall’abbazia di S. Silvestro di Collepino dell’ordine Camaldolese e, durante tutta l’età medievale, ricoprì un ruolo importante poiché il santo titolare era annoverato tra i patroni del Comune di Spello. Nel 1510 divenne la sede dei Disciplinati di S. Girolamo, provenienti dalla chiesa di S. Ercolano, e nel 1564 passò alle dipendenze della chiesa di S. Maria Maggiore. Nel 1610, terminati i lavori di sistemazione della piazza, vi venne costruita sopra la chiesa della fraternità di S. Rocco, poi intitolata a S. Filippo con l’arrivo dei frati di quest’ordine (1640). Oggi la chiesa di S. Rufino è ridotta a magazzino. Nel 1772 la chiesa di S. Filippo passa ai Padri Redentoristi, quindi al seminario S. Felice (1820), alle suore Orsoline dell’ex monastero di S. Chiara (1822), ai Padri Missionari del Preziosissimo Sangue (1834) ed infine, con la soppressione del 1860, alla Congregazione di Carità di Spello; dopo avere ospitato, negli ultimi decenni, anche la locale sezione dell’Arci-Uisp, la chiesa è stata ulteriormente trasformata per essere destinata a sede delle Poste e Telecomunicazioni.

Il complesso San Rufino – San Filippo corrisponde oggi al blocco P.P.T.T. – Sede dell’Accademia Italo-Giapponese (ex Circolo Arci) – Bagni pubblici – parte del Centro Sociale.
Della chiesa di San Rufino (sec. XII) rimangono i muri esterni; quello di destra e la parete di fondo sono inglobati nell’edificio della Scuola Media, il lato sinistro corrisponde al muro esterno dei Bagni pubblici.
Giulio Urbini scrive che nel corso del XVIII secolo l’architetto Giuseppe Piermarini ridisegnò la chiesa di San Rufino, un progetto che forse non fu mai realizzato. L’interno è oggi adibito ad usi ricreativi, è costituito da due navate con copertura voltata a crociera poggiante ai lati su quattro pilastri. La chiesa di San Filippo fu edificata sulle rovine di San Rufino alla fine del secolo XVI. Oggi è sede dell’Ufficio Postale su piazza della Repubblica. La facciata è probabilmente ciò che più fedelmente rimane del cinquecentesco progetto. In seguito a questa destinazione è sostanzialmente mutato l’aspetto interno e l’esterno del manufatto, anche se si è cercato di conservare la facciata almeno come “fossile” di una memoria storica della città.

Chiesa della Misericordia

Storia e struttura

L’edificio costituiva la sede della confraternita disciplinata della Misericordia, detta anche dei Raccomandati di Maria, istituita secondo alcune fonti nel 1348. Per circa un decennio la confraternita si riuniva in altri locali, finché, appunto nel 1359, quell’area venne destinata alla rocca albornoziana ed ai confratelli venne concessa la possibilità di costruire una nuova sede nelle case di Tommasuccia di Puccio di Bartolo di Spello, come sembra che venne confermato dal vescovo di Spoleto anche nel 1376.

I confratelli prestavano attività assistenziale attraverso un ospedale che, secondo lo statuto del 1360, era retto dal Comune. Nel 1564 la confraternita, come sembra, venne aggregata all’Arciconfraternita romana di S. Giovanni Decollato e, alla fine del secolo XVI, il suo ospedale rimase l’unico ente assistenziale della città per la soppressione di quello di S. Michele Arcangeloe l’incameramento dei beni di quello di S. Bernardino.

Nella seconda metà del secolo XIX l’oratorio, passato a privati, era già ridotto a legnaia.
All’esterno una tettoia molto sporgente protegge gli affreschi di epoche diverse che decorano la facciata; a sinistra del portale è raffigurata una Madonna della Misericordia incoronata da angeli con ai piedi una folla di devoti: la parte inferiore, del sec. XV, è stata attribuita al pittore folignate Giovanni di Corraduccio, quella superiore è stata estesamente ridipinta nel sec. XVII; sopra il portale è affrescata una croce (sec. XIV) ed il capo reciso di s. Giovanni Battista posto su un vassoio (sec. XV). Le pareti interne erano, forse, integralmente decorate da affreschi, di cui oggi, nonostante l’uso profano cui l’aula è stata sottoposta per molti anni, non pochi sono i resti.

Parete esterna - facciata

Affresco di Giovanni di Corraduccio (?): Madonna della Misericordia (sec. XV) nota: la parte inferiore dell’affresco è quasi sicuramente di Giovanni di Corraduccio, quella superiore è rifatta da un pittore tardo barocco. In stato rovinoso.(P. Scarpellini).
Parete D’ingresso
Affresco di scuola umbra: Madonna della Misericordia (sec. XV).

Parete destra

Nicchia. Affresco di Michelangelo Carducci di Norcia: Crocifissione (firmato e datato 1562).
Affresco di scuola umbra: San Rocco (sec. XVI).
Affresco: Sacra Famiglia (1575).
Affresco di scuola umbra: San Sebastiano (sec. XVI).

Parete di fondo

Affresco: Testa di San Giovanni (sec. XVI).
Nicchia d’altare. Affresco di ignoto: Madonna con Bambino, San Felice, Sant’Antonio Abate. Nella lunetta: Eterno e due Angeli. Ai lati: Annunciazione con ai lati due raffigurazioni di Santa Caterina d’Alessandria (opera datata 1522 e commissionata da maestro Valentino di Trevi).

Chiesa di Santa Maria Maggiore

Storia

Eretta probabilmente sui resti di un tempio pagano dedicato a Giunone e a Vesta, la chiesa, poi intitolata alla Natività e quindi alla Madonna, nel 1025 apparteneva all’abbazia camaldolese di S. Silvestro di Collepino.

La prima attestazione documentaria sulla sua esistenza risale, comunque, al 1159, quando la chiesa era già passata al clero secolare e gestiva un patrimonio immobiliare di una certa consistenza, come testimoniato anche nel 1178. Nel 1187 l’imperatore Enrico VI pose la chiesa sotto la sua protezione e la dotò di molti indulti e privilegi, gettando così le basi per la sua futura autonomia. Nella seconda metà del secolo XIII venne completata la fabbrica della chiesa e nel 1298 i canonici, passati da cinque a sette, decisero di ripartirsi i proventi delle prebende. Nel corso del secolo successivo la chiesa di S. Maria era la più ricca della città e seconda, per quota di allibramento, alla chiesa di S. Lorenzo, con la quale sviluppò una “rivalità” plurisecolare testimoniata da diversi documenti.

Dopo una fase di decadenza e di difficoltà, anche economiche, derivanti dall’instabile situazione politica e dalle guerre che coinvolgevano la città di Spello, nella seconda metà del secolo XV la chiesa conobbe un nuovo, lungo periodo di autonomia e prosperità, culminato, tra l’altro, con la consacrazione dell’altare maggiore (1513), l’istituzione di nuovi canonicati (1535,1580,1649 e 1669), la ricostituzione della mensa comune edella gestione collegiale della cura delle anime (1562), la completa ristrutturazione dell’edificio (1644). Nei secoli XVI e XVII la chiesa, oltre ad esercitare l’interesse dei numerosi artisti che vi lavorarono, divenne sede di numerose cappellanie e confraternite ed ottenne, altresì, l’annessione delle chiese di S. Maria di Armenzano (1562) e di S. Rufino di Spello (1564).

Nel 1860 se ne decretò la soppressione, avvenuta però successivamente per naturale esaurimento del capitolo e l’interdizione di nuovi ingressi (l’ultima adunanza dei canonici risale al 1896). Nonostante un rovinoso incendio avvenuto intorno al 1580, l’archivio storico della collegiata di S. Maria Maggiore sin dal secolo XVIII ha esercitato l’interesse di numerosi studiosi: recentemente riordinato dalla Soprintendenza Archivistica per l’Umbria, con la quale la diocesi di Foligno ha stabilito un importante e pionieristico progetto di collaborazione, esso costituisce uno degli archivi più importanti per ricostruire le vicende non solo della chiesa, che lo ha posto in essere, ma anche della stessa città di Spello.

La facciata attuale rispetto all’impianto originario è avanzata di circa 6m; prima di questo intervento secentesco (1644 da parte di Belardino da Como), correva per tutto il fronte un porticato che, partito dal lato destro esterno della chiesa (dove oggi ricade il cortile interno della casa parrocchiale, qui infatti sono ancora visibili gli arconi tamponati con bei capitelli del secolo XVI) e passando per la facciata della stessa, proseguiva per tutto il prospetto esterno (oggi su Piazza Matteotti) del Palazzo dei Canonici (sono visibili anche qui arconi tamponati sulla vista principale). L’avanzamento del fronte comportò un riordino delle forme di facciata, un riuso della stessa pietra, la realizzazione del finestrone, il coronamento nel sottotetto, e i battenti del portale che conserva ancora oggi negli stipiti l’architettura della primitiva redazione romanica (eseguiti da due diverse mani; maestranze umbre , probabilmente di Bevagna, XII secolo).
La chiesa è inserita in due grandi complessi; a destra sorge il palazzo priorale oggi abitazione del parroco con stanze adibite alle attività ricreative per la parrocchia, a sinistra del campanile, proseguo della chiesa è il palazzo dei Canonici edificato nel 1552, oggi sede del Museo Pinacoteca Civica di Spello ( la cui visita è sicuramente consigliata per le numerose testimonianze che contiene, sia per l’interesse artistico generale che per la storia cittadina che raccontano).

La chiesa è a croce latina, ad una sola navata e termina con un abside poligonale, la copertura è voltata a crociera. L’unica navata è di notevoli dimensioni e conferisce a tutto l’interno una sensazione di ampiezza e maestosità.In origine l’edificio era dotato di altre cappelle oltre a quelle già presenti, che sono state chiuse e murate nel corso degli anni; oggirimangono visibili: la Cappella del Sacramento meglio nota come Cappella del Pinturicchio, e nel transetto di sinistra l’odierna Cappella del Sacramento (1478), a destra Cappella del Crocifisso dalla quale attraversoun bel portale cinquecentesco si accede alla Cappella di San Giuseppe (vano adibito a deposito della Pinacoteca).

Qui di seguito si propone un itinerario per la visita interna alla chiesa, numerando le opere in modo progressivo, ordinate per pareti, rispetto all’ingresso.
Vista la cospicua presenza l’elencazione per ogni opera avverrà in modo didascalico consentendo una visione d’insieme; si allega anche una scheda specifica per la visita alla Cappella Bella del Pinturicchio considerato il pregio storico-artistico che essa riveste.

Parete destra

Altare marmoreo di Gaio Titieno Flacco (oggi utilizzato come acquasantiera) già presente in Santa Maria Maggiore dal XV secolo (sec. I). Battistero in marmo, a forma di pisside, opera di Gasparino da Val di Lugano (1509-1511).
Altare di Santa Monica; tela ad olio di Giovan Battista Pacetti: Madonna della Cintola (1649 ca.).
Altare della Madonna del Rosario – già di San Nicolò – ; gli stucchi sono di Agostino Silva (1670); tondi, olio su tela di Carlo Lamparelli: Misteri del Rosario (fine XVII inizi XVIII secc.). Nella nicchia centrale: Madonna con Bambino e due angeli. Ai lati : Statua di San Domenico e Santa Caterina da Siena.
Altare di San Felice; al centro, tela ad olio assegnata ad un seguace di Andrea Camassei: Sposalizio della Vergine (1671) ; sotto: San Nicola di Bari ed un Santo Vescovo. Gli stucchi sono da attribuire ad Agostino Silva (1670 ca.). In alto: Reliquie di San Felice.
Altare di San Francesco; prospetto di Lorenzo Zuccaroni da Sant’Anatolia (1592). Al centro; tela di Giacomo Giorgetti d’Assisi: Stimmate di San Francesco, stemma della famiglia Dominici (opera datata 1652).

Transetto destro

Altare della Madonna di Loreto; l’intero apparato scultoreo è assegnabile al Silva; al centro: Transito della Santa Casa di Loreto (sec. XVII).
Cappella del Crocifisso; vano a pianta rettangolare con copertura a crociera.
Affresco di Pietro Vannucci detto il Perugino; Madonna con Bambino, Santa Caterina d’Alessandria e San Biagio, asportato da sede ignota (opera datata 1521).

Abside

Coro ligneo intarsiato di Piernicola da Spoleto, stemma del vescovo Eroli. Dietro il quinto postergale da destra si intravede un affresco di recente attribuito da Corrado Fratini a Bartolomeo da Miranda: Madonna con Bambino, fra Sant’Antonio Abate e San Giuliano (?) (prima metà sec. XV).
Altare Maggiore. Ciborio (o tribuna) in pietra caciolfa Rocco di Tommaso da Vicenza. Nei tondi; otto teste in terracotta di Giandomenico da Carrara: Profeti (1562). Nell’interno della cupola: Madonna con Bambino (il ciborio è datato 1512-1515).

Transetto sinistro

Affresco di Pietro Vannucci detto il Perugino: Pietà, San Giovanni Evangelista, e la Maddalena, asportato da sede ignota (opera datata 1521).
Cappella del Sacramento. Coretto con postergali intarsiati da Pollione di Gaspare da Foligno (1500-1503). Parete destra; tela ad olio di Marcantonio Grecchi: San Carlo Borromeo (sec. XVII). Al centro; tabernacolo in marmi bianchi scolpito da Gian Domenico da Carrara (1562) su disegno di Simone Mosca. Nelle aperture curvilinee del tabernacolo; formelle; olio su tavola di noce di Elvio Marchionni: a) Natività; b) Ultima Cena; c) Crocifissione; d) Pentecoste. Fondo parete sinistra: lavabo in pietra attribuito a Girolamo allievo di Rocco da Vicenza (primo decennio sec. XVI). Nel fronte del Lavabo attribuito alla scuola del Pinturicchio: Angelo. Parete destra; tela ad olio di Marcantonio Grecchi: La Madonna del Carmelo (sec. XVII).
Nel piccolo vano oltre la grata si apre il coretto dei Canonici. Sull’altarino; affresco attribuito al Pinturicchio: Madonna con Bambino (1501 ca.).
Altare di San Gaetano Thiène; prospetto in stucchi di scuola lombarda (seconda metà sec. XVII). In alto; tela: San Gaetano inginocchiato riceve i dardi di punizione dal Cristo adirato (notare la bella vista di Spello; opera del XVII secolo). Al centro: urna in legno intarsiato (sec. XVII). Sopra la porta di ingresso alla sagrestia; prospetto in legno scolpito e dorato (sec. XVII). Tela ad olio dello spellano Carlo Lamparelli proveniente dal monastero di Santa Chiara (sec. XVIII).

Parete sinistra

Pulpito in pietra di Simone da Campione, con stemma della famiglia Venanzi di Spello, sotto: mascherone (opera datata 1545).Altare di Sant’Apollonia. Prospetto di Lorenzo Zuccaroni da Sant’Anatolia (1592); tela di Riccardo Ripanelli da Urbino: Santa Apollonia (1595).Cappella Baglioni, detta “Cappella Bella”, di Bernardino di Betto detto “il Pinturicchio”; La decorazione a stucco dell’intera parete è opera di Agostino Silva e allievi (sec. XVII). Altare del Nome di Maria; la decorazione a stucco è di Agostino Silva (seconda metà del sec. XVII); al centro quadro a tecnica mista di Elvio Marchionni: Madonna della Collegiata (1984). Altare della Natività della Vergine; prospetto ligneo intarsiato; al centro, tela di Felice Rinaldi: Natività della Vergine (Sec. XVII).Di lato all’altare tramite la porticina si accede alla torre campanaria (sec. XIII), con coronamento a cuspide (sec. XV). Capitello rovesciato (funge da acquasantiera; sec. I). Cantoria con balaustra in legno intarsiata con organo di scuola veneziana, opera di Sebastiano Vici di Montecarotto (1795). La contoria è sorretta da due sostegni tardo secenteschi.

Ex Chiesa di Santa Maria in Paterno

Storia

Una bolla pontificia del 1178 e il documento più antico che menziona il piccolo santuario rurale tra le pertinenze dell’abbazia di San Silvestro. L’edificio religioso, di proprietà comunale, presenta due absidi affiancate, quella destra risalente al XIII sec. e la sinistra al XVI sec., a cui corrispondono due ingressi. La chiesa, “presso una possessione del Signor Flaminio Rosi”, figlio di Vitale Rosi, e datata al XIII sec. o agli inizi del XV sec. a seconda degli studiosi. La decorazione pittorica doveva essere particolarmente ricca: le pareti interne erano completamente affrescate dalle mani di diversi artisti tra i quali sono stati individuati il pittore spellano Tommaso di ser Francesco Conio detto Il Corbo ed ignoti seguaci di Matteo da Gualdo e di Francesco Melanzio. Al 1583 risale il contratto tra Amedeo Diamante di Spello e Bernardino Orientis per la realizzazione di una pittura ad olio. Il nome di un altro committente, Francesco di Girolamo Speziale, e ricordato dall’Urbini, che lo vide inciso nel fregio che divideva le decorazioni dell’abside sinistra. Gli affreschi recuperati del catino absidale e della parete sinistra, ascrivibili tra la meta del XIV e il XVI sec., sono conservati presso la Pinacoteca civica. Nel 1872 la chiesa fu venduta al signor Cesare Casalini di Foligno. Il Comune, venutone a conoscenza, si attivo per rientrarne in possesso. Il Ministero della Pubblica Istruzione, tra le varie prescrizioni, stabili che il Comune, una volta riacquistato il bene a proprie spese, provvedesse sia al restauro degli affreschi sia al pagamento di un custode. Di conseguenza, nel maggio del 1878 fu stanziata la somma di ’ 200 per interventi volti alla conservazione dei “pregevoli affreschi esistenti nella cadente chiesa rurale”, ma poi non si procedette al restauro. L’anno successivo l’amministrazione locale commissionò una perizia a Giuseppe Peppoloni per il restauro della chiesa. Alla risoluzione del “caso” si giunse nell’ottobre del 1879: la chiesa, insieme a quella di Santa Maria di Vico, fu ceduta al Comune mediate un apposito contratto e l’anno successivo consegnata “in uso e gratuitamente”. Nel frattempo pero l’edificio era ormai ridotto a fienile.

Chiesa di Santa Maria Maddalena

Storia

Il monastero femminile sorge, con regola agostiniana, intorno al 1314 per iniziativa di Amadeo di Spello, molto probabilmente un penitente; le monache che lo occupavano, infatti, in età tardo – medievale venivano chiamate anche de Amadio. Pare che, nel 1497, il vescovo di Spoleto unì il monastero con quello di S. Lucia di Bevagna: unione che durò poco tempo, per l’opposizione degli stessi cittadini di Bevagna. La quasi completa perdita dell’archivio non consente, però, di avere notizie dettagliate in merito alla sua fondazione e al suo successivo sviluppo, almeno fino agli inizi del secolo XVIII.
Subì una prima soppressione, con l’applicazione delle leggi napoleoniche, negli anni 1810-1815 ed una seconda, quando già vi erano confluite le consorelle del locale monastero di S. Giovanni Battista, nel 1860, con relativa confisca dell’edificio e dei beni. L’oratorio è a pianta rettangolare e, sulle pareti, presenta decorazioni pittoriche eseguite nel 1912 da Giovanni Tucci.

Parete destra

Altare con tela a olio, di autore ignoto: Madonna della consolazione, Sant’Antonio, Santa Chiara da Montefalco, Santa Monica, Sant’Agostino, Santa Rita, San Nicola da Tolentino e San Tommaso da Villanova (sec. XVIII).

Parete di controfacciata

Altare maggiore con tre tele a olio, di autori ignoti: San Massimino e la Maddalena; Estasi della Maddalena; Noli me tangere (sec. XVII). Cantoria ed organo (sec. XVIII).

Parete sinistra

Altare con tela a olio, di autore ignoto, proveniente dal monastero di San Giovanni Battista: Nascita di San Giovanni Battista (datata 1575). All’interno del monastero sono conservate le seguenti opere: affresco di scuola folignate: Crocifissione, San Girolamo e la Maddalena (1477). Scultura lignea (ridipinta e rivestita nel sec. XIX): Madonna in trono (sec. XIV); parato pontificio di Clemente XIII, di fattura italiana (1758-1769), che, secondo fonti orali non supportate da documenti d’archivio, venne sottratto a Roma da alcuni cittadini di Spello e successivamente.

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